Avamposto numero zero – via sedile di porto 26 luglio 2017
Ultima fila contemporanea – Vesuvio2
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La mostra Vesuvio2 che si terrà presso Avamposto Numero Zero è opera del collettivo artistico Ultima Fila Contemporanea e ha come scopo rendere lo spettatore consapevole dell’immensa tragedia che si sta ancora consumando ai danni del nostro prezioso patrimonio naturale, e per condurlo a una riflessione di come la comunicazione attraverso i social media faciliti una forma di estraneazione dagli eventi, abbattendo ulteriormente l’empatia collettiva verso un problema che dovrebbe coinvolgerci tutti, perché la Terra è la nostra unica casa. Nello spazio lo spettatore potrà trovare venti fotografie. Ritraggono gli incendi appiccati sul Vesuvio da prospettive differenti, perché la stessa esperienza viene vissuta e percepita da ciascuno di noi in modo individuale e unico. Le pareti laterali ospitano rispettivamente: – le immagini e la classificazione delle specie vegetali presenti sul Vesuvio, specie protette, di cui molti esemplari sono stati uccisi nell’incendio, perché le vittime hanno dei “volti” e dei “nomi”, che troppo spesso dimentichiamo; – una selezione di tweet sull’argomento, tratti dal social Twitter. Questo social media ha una peculiarità per cui i post hanno un limite di 140 caratteri (spazi inclusi).
Questo costringe i suoi utenti a una sintesi che sfocia nella scarnificazione dei concetti. La riduzione di un grande dramma come quello che sta colpendo la nostra regione in soli centoquaranta caratteri sortisce un fortissimo e grave effetto: l’appiattimento della portata di questa tragedia. Non è possibile, infatti, includere in così poco spazio tutta la carica emotiva del danno che questi atti criminosi portano alla nostra società e alla Natura. In contrasto alla freddezza e al distacco emotivo cui ci inducono i mezzi di comunicazione telematici, virtuali e che quindi ci creano una percezione irreale di eventi reali e tangibili, al centro della stanza è posto un cumulo di terriccio. La terra è qualcosa di reale, di tangibile, presente, che ha lo scopo di ricondurre lo spettatore nella realtà, di fargli percepire “il peso” reale di questi drammatici eventi. La sua presenza è un tacito monito, l’urlo silenzioso di Madre Terra, costantemente violentata dall’indifferenza umana. Da un secondo terriccio, posto sotto al palco, emerge un monitor, simbolo concreto del nostro attuale filtro con la realtà. Sul palco, infine, sono presenti due performers. Luigia Conte e Francesca Sulmona. Legate tra loro con dello spago, volgono le spalle allo spettatore, privandolo del contatto visivo e conseguentemente umano. Le artiste rappresentano rispettivamente la Madre Terra, impossibilitata a reagire agli atti degli uomini, costretta a subirli passivamente, sottostando allo scempio di cui viene fatta oggetto; e il genere umano stesso, indifferente a tutto quanto avviene nel mondo finché non lo tocca direttamente. Le due artiste sono legate tra loro proprio per rappresentare il vincolo indissolubile che ciascuno di noi ha con il nostro pianeta, vincolo che diamo troppo spesso per scontato e che finiamo col dimenticare, dimenticando conseguentemente che questa è l’unica casa che abbiamo, e che dovremmo proteggerla, invece di distruggerla.
Bio ultima fila contemporanea.
Ultima fila contemporanea nasce nel 2016 a Napoli da un idea di Giovanni De Feo, Simone D’Alterio, Lucrezio Catapano e Salvatore Ianniello. È un collettivo di artisti che condividono la passione per la sperimentazione e le nuove forme d’arte. Il nome prende vita proprio dal primo luogo di sperimentazione dei quattro, appunto l’ultima fila delle lezioni di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di belle arti di Napoli, ancora frequentata dagli artisti. Il loro campo di ricerca varia dall’ arte digitale alle pratiche performative, passando dalle sperimentazioni pittoriche, musicali e installative. Non hanno timore di relazionarsi in ogni forma artistica, perché credono che l’arte presa in una sola direzione sia solo un punto di vista storico convenzionale. Tra gli ultimi lavori performativi, incentrati particolarmente sulle relazioni tra spazio pubblico e gli individui che lo attraversano ci sono : Terrazza Zero (2015-16) Arredo Urbano (2016), Arte disturbata (2017), Discaricarti (2017), The Habitat (2017). Attualmente Vivono e lavorano a Napoli.